I- Chant I, vers 1 à 9
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte piú e meno altrove.
Nel ciel che piú de la sua luce prende
fu’io, e vedi cose che ridire
né sa né puó chi di là sú discende ;
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non puó ire.
II- Chant I, vers 127 à 138
Vero è che, come forma non s’accorda
molte fiate a l’intenzion de l’arte,
perch’ a risponder la materia è sorda,
cosí da questo corso si diparte
talor la creatura, c’ha podere
di piegar, cosí pinta, in altra parte ;
e sí come veder si puó cadere
foco di nube, sí l’impeto primo
l’atterra torto da falso piaccere.
No dei piú ammirar, se bene stimo,
lo tuo salir, se non come d’un rivo
se d’alto monte scende giuso ad imo.
III- Chant I, vers 85 à 93
Ond’elle, che vedea me sí com’io,
a quïetarmi l’animo commosso,
pria ch’io a dimandar, la bocca aprio
e cominció : « Tu stesso ti fai grosso
col falso imaginar, sí che non vedi
ció che vedresti se l’avessi scosso.
Tu non se’in terra, si come tu credi ;
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
non corse come tu ch’ad esso riedi. »